Ján e Martina

Quasi nessuno sa dove si trovi la Slovacchia, spesso confusa con la vanagloriosa slovenia. Al più, la si conosce per sottrazione dalla cechia, tanto decantata quanto, di fatto, una sistematica rapina a mano disarmata nei confronti dei turisti, mentre lo Stato di Bratislava e Kosice ha degli ambienti naturali stupendi, con i suoi Parchi Nazionali, i rubinetti che non han bisogno di filtraggio e molto altro. Una nazione di 5 milioni di abitanti dove l'Italia è adorata e non solo per la musica, che gli Slovacchi praticano tantissimo.
Di colpo ci si trova a parlare di questo paese perché Ján, un giovane giornalista coraggioso, è stato ucciso con il suo amore, Martina.
Il primo ministro, Fico, uno che solo a guardarlo farebbe cagare addosso un licantropo, ha messo in palio un milione di euro (in contanti)  per trovare i responsabili. Ma posso dirlo gratis che uno dei mandanti è lui, Fico, insieme ai Vadalà di Bova Marina. E guarda caso, Tajani alza la voce in nome della giustizia, proprio lui che era l'ombra di Previti. 'ndrangheta e ue, uniti dall'uso corrotto di fondi: non si potrebbero eliminare entrambe le organizzazioni? Tanto, a che servono? 
I servizi segreti slovacchi non diranno chi ha ucciso, materialmente e non, i due ventisettenni. E questo serva di lezione a chiunque voglia gridare che il re è nudo, che la recessione e il male dell'europa vengono dalla corruzione che DILAGA pressoché ovunque.
Il procuratore Gratteri sa bene dove si trovi la Slovacchia, dove la mafia calabrese investe da vent'anni, come in altri paesi ex sovietici, lavandoci i soldi sporchi di sangue e odio. Nulla di strano quindi se le 'ndrine fanno eleggere politici da quelle parti, come già accaduto nella dittatrice d'europa, la germania.
A tutti noi che non siamo complici, resta la bellezza semplicemente pura di Ján e Martina: nessun proiettile potrà colpire le nostre menti sognanti, i nostri cuori puliti.
                             "Ján Kuciak poteva essere salvato"  Andrew Caruana Galizia
iak poteva essere salvato"

recessione e suicidi

Ogni tanto si sente dire che la recessione è passata, lo ha fatto anche giorni fa quell'indiavolato di Draghi. Sistemica o no che sia, la recessione comporta un aumento del numero dei suicidi. È sufficiente cercare i due termini del titolo su un motore di ricerca e compariranno migliaia di risultati.
La notizia non è nuova, come non lo sono appunto i vari proclami sull'uscita dalla crisi. Già, ma per chi? Da noi, il Sud è un cimitero per quanto riguarda il lavoro, che, con la formazione, sarebbe l'unico vero rimedio. Non esce dalla crisi chi non trova politiche sociali funzionanti, per cui il lavoro resta un miraggio, avere una casa una fortuna e così sembrano restare due alternative: la strada o la morte.
L'austerità uccide e se non si muore già dentro, prima o poi si rischia di sparire completamente. Invisibili in strada, oppure scomparsi del tutto.
A essere complottisti, si può persino pensare che a qualcuno faccia piacere che le persone "comuni" si tolgano di mezzo da sole, un'esternalità "positiva" della recessione per cui gli si fa persino il favore di autodistruggersi, passando per gioco d'azzardo (di Stato), droghe pesanti e il legalissimo e diffuso alcool. Prima di scomparire del tutto, come clochard o suicida.
Tanto, un rapper per fare gli spot si trova sempre, come i Montezemolo  bombati di grano ma non un politico serio, a partire dal taglio di vitalizi e stipendi immeritati. E se non esistono fondi, né politiche mirate al contrasto dei suicidi, sono solo alcune onlus coraggiose a lottare contro il disamore per la vita.