Giustizia per Mauro

         
 L'abbraccio tra Chicca Roveri e Maddalena Rostagno, dopo la lettura della sentenza che riconosce che Mauro fu ucciso dalla mafia, ha la dolcezza di una liberazione attesa da decenni. 
La commozione nell'abbraccio di due donne coraggiose, unite nell'amore per un uomo rarissimo, è la vittoria di una giustizia che finalmente riemerge da nebbie e paludi di Stato. Proprio Chicca ricorda il ruolo di depistaggio avuto dai Carabinieri, mentre è grazie al contributo di resistenza di poliziotti onesti come Germanà e Linares che si è giunti al processo. Non dimentichiamo i testimoni bugiardi, che la stessa corte di Trapani accusa, rimandandoli alla Procura per le false deposizioni.
Ricordiamo il cronico distrarsi dei media, che in questi tre anni e passa hanno citato vagamente il processo, magari morbosamente con false piste, con una complicità subdola, analoga alle intimidazioni, che non sono mancate dopo tutti questi decenni: in particolare ai danni di un giudice popolare e di Rino Giacalone, giornalista e fedele cronista del processo, condannato per aver diffamato il sindaco dell'omicidio Rostagno, quel Girolamo Fazio che - ricorda Chicca - negava l'esistenza della mafia a Trapani. L'avvocato del boss Virga, Galluffo, aveva perfino chiesto di punire Giacalone per i resoconti del processo, ma pm e presidente non hanno avallato l'intimidazione.
Maddalena dopo la sentenza va al mare, col dono (è il suo compleanno) di una giustizia sofferta, insperabile, ma sorta come una luna piena a rischiarare un pezzo dell'enorme buio della nostra disgraziata Repubblica. Mauro Rostagno è stato ucciso dalla mafia, perché aveva tanto, troppo coraggio.

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