Compagno bastardo

L'esperienza del centro sociale Watteau aveva dato la sensazione, a me e ad altri, che la stagione di case occupate e centri sociali fosse ormai amaramente chiusa. Quel tipo di situazioni continua, è vero, ma in modo più o meno istituzionalizzato, con giochetti di potere striscianti. Basti pensare alla fine del Bulk, lasciato dagli occupanti dietro lauto compenso, che una buonuscita sarebbe stata accordata anche per Pergola, sempre al Garibaldi.
Pure le ultime vicende che si vogliono di occupazione sanno più di marketing affaristico, dove i "mai morti" Purpura investono sul futuro (proprio), in attesa magari di nuovi ingaggi con chi in piazza è additato a nemico, ma negli uffici è prezioso datore di lavoro (tipo Penati). Ne abbiamo visti tanti fare fortuna sulle ceneri delle occupazioni, chi in politica (Farina e scagnozzi), chi nella musica (Corrado Gioia) e chi nel sociale (lo stesso Franz, nomato già più di vent'anni fa "bambino prodigio" per la promettente carriera).
Quando ci ritroviamo tra persone che al contrario non hanno mai speculato su quelle esperienze e anzi a casa abbiamo portato condanne, ferite dentro e fuori, nonché l'interesse morbosamente mai sopito della Digos, nemmeno abbiamo più voglia di rammaricarci perché i furbi vincono, sempre - e magari vengono osannati in rete come il "nuovo", i "rivoluzionari", i veri "compagni". Non dovevamo né saremmo mai stati capaci di fare lo stesso, ma che rabbia profonda, di fronte a chi si ritrova suo malgrado a occupare veramente alloggi perché altrimenti non avrebbe un tetto sulla testa, per sé e per i propri figli. Che grande delusione, ripensare all'uso che di queste persone bisognose, magari immigrate, hanno fatto gruppi come i disobbedienti, solo per propaganda, per mietere voti e mandare su i truffatori di turno,  alla Bertinotti, che di comunista hanno solo la definizione. E null'altro.
Proletario non va più di moda. E guai a dare dei radical-chic ai novelli squatters(?), muniti di Mac, Reflex e bici di lusso. I provos restano relegati al secolo, ormai, scorso. Il cerchio non è stato rotto e al suo posto, beffardo, è come se campeggiasse il simbolo del denaro.

"Questa è la radice del problema: usano contro il neocapitalismo armi che in realtà portano il suo marchio di fabbrica, e sono quindi destinate soltanto a rafforzare il suo dominio. Essi credono di spezzare il cerchio, e invece non fanno altro che rinsaldarlo."                        Pier Paolo Pasolini

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