Merkel e il maresciallo Petain

Mi inquieta oltremodo vedere insieme i capi di Francia e Germania pontificare sul destino di altri paesi dell'Unione Europea. 
La Ue sarebbe un bel progetto, se non fosse che circolano bene merci e capitali ma non professioni, persone, culture. E quei due pazzoidi credono di poter mantenere la servitù al capitale, al mercato, alla disuguaglianza.
Penso che, come i due figuri in foto, travolti dalla storia, Merkel e Sarkozy vedranno filare le Parche allo stesso modo. Me lo auguro, anche se il potere si chiude a riccio, massacrando dove si rialza la testa, in Egitto, Siria, Grecia. 11 morti a piazza Tarhir, a Il Cairo, solo nella giornata di ieri.
Siamo tutti nella stessa barca e, per quanto l'Europa di Serie A cerchi di tiranneggiare e di scampare il pericolo, nessuno può prevedere come, quando e quanto sarà il disastro che si scatenerà al pari di quelli naturali, travolgendo tutti.
Le banche faranno altro sangue, ma il capitale è perdente: lo sanno bene gli Stati Uniti, al sunset boulevard del ruolo egemone da supersbirro mondiale. La schizofrenia dilaga fino a titillare scenari nuclearizzati tra Persia e Israele. Cina e India sono all'apice. Cosa accadrà? Eppure i popoli sembrano sapere benissimo cosa fare, che si scioperi nel sud della Cina o si manifesti nel cuore morente dell'Impero.
Chi vivrà vedrà. Più tranvieri meno bancari.

Autoreferenza

Ecco una presentazione del blog o una sua giustificazione, non tanto per avvocati ma per chi passando di qui possa trovare certe scelte singolari. Come la pubblicità: c'è chi apre blog per far soldi (le risate!); io, come ho spiegato già e già, l'ho fatto per poter dire la mia: Google può comunicare a un'inserzionista che la sua réclame è stata rifiutata. Così più che scrivere spesso bado a bloccare certi annunci appena compaiono. Se vedo pubblicità di psicologi o sul Raee mi rallegro. Quanto ai guadagni, son quasi a 9 euro: intorno al 2020 Google potrebbe mandarmi i 70 euro di soglia minima per il pagamento (lol)!
Poi, qui c'è odio: questo blog trabocca di sincero, ponderato, irrefrenabile odio. Posso ammettere che nasca dalla frustrazione, ma non per aver scoperto, che so, che una prostituta ungherese, anticomunista sfegatata, ha un blog di successo con le foto del suo deretano. Scacchiatore era verde, perché, lo rivendico, un colore non può essere oggetto di copyright e tanto meno politico. Odiavo il razzismo legalizzato della Lega e tutto il loro sacro terrore della mafia, che al Nord prospera vieppiù. Non avevo pc né connessione e andavo nei phone-center; tutta quell'umanità (che un po' mi manca) non poteva che lacerarmi nell'urlarmi silenziosamente che "straniero" indica una provenienza, non una colpa.
Un blog sulla politica, perciò pesante (anche in bytes), scritto solo da me, quindi non ci troverai mai il plurale, tanto meno di maestà.
Avvertenza: accedendo al blog, vieni monitorato come su qualsiasi altro sito. Viene rilevato il tuo sistema operativo, il browser, la zona geografica (nazione e città, almeno del server), il provider, da che sito arrivi, quanto e cosa leggi qui. Google ora lo comunica già dalla nuova interfaccia di Blogger, ma c'è anche un applicazione per farlo, Analytics, prodotto per le aziende ma a disposizione di tutti. Comunque c'è sempre la volpe di fuoco che offre la navigazione anonima...
All'inizio ho accennato agli avvocati: è capitato infatti che un grosso studio milanese mi abbia tenuto sott'occhio nell'ultima campagna elettorale. Senza conseguenze, però: non scrivo nulla di eccezionale, ma almeno è tutto fondato. 
Colgo l'occasione per ringraziare delle visite poliziotti e carabinieri e chi mi ha letto dalla Camera, da vari enti locali, da alcuni ospedali, dalla Rai, dall'Atm e dall'estero.

Milano da ricchi

Un uomo dorme in duomo, vicino al ruffo
E' inverno, ma niente paura, Majolino lancia il nuovo piano anti freddo. Il comunicato del comune è però inesatto, i posti in dormitorio a viale Ortles non sono 500 ma molti di meno, visto che quella è la capienza totale e i letti sono per lo più già assegnati. In ogni caso, strombazzare un centinaio di posti in più rispetto all'anno scorso è troppo poco: significa incapacità, mascherata da propoganda. Si può stimare il numero di chi ha bisogno di non dormire per strada d'inverno sulle migliaia, quindi... il comune non farà abbastanza!
Il sindaco pare lo stesso dell'anno scorso. Milano è una città per i ricchi, votata al profitto. Continua a esserlo e amen se qualche pedone e ciclista per strada ci muore, o se tante persone non hanno un tetto e per strada ci devono vivere. E le case popolari sfitte da assegnare dove son finite? Intanto giungono tante stangate su trasporti pubblici e privati, che non vanno certo a impensierire chi ha censo elevato. Noi, cioè tutti gli altri, au contraire soffriamo, con un sacro timore delle prossime mosse di giunta. In pochi mesi il comune ci ha reso più poveri, chissà lungo tutto il mandato (brrrr!!!).
La grande truffa, che mi fa rimpiangere l'astensionismo, è lasciare le cose come stavano: fare i barlafuss sul book-crossing (le povere biblioteche non sono alla moda), impiantare nelle aiuole pubbliche migliaia di piantine che morirarnno ai primi geli (ma chi li smercia tutti quei fiori... baciamo le mani), fare lavori di facciata per l'expo ridipingendo l'orribile cavalcavia Bacula (o Monte Ceneri che dir si voglia). Intanto Citylife e l'ecomostro del Garibaldi sono realtà. 
Continua così il miniculpop del nulla, che lascia immacolato lo "statu quo", specie in periferia, dove il blob di striscie gialle e blu ha esondato raggiungendo zone impensabili. 
Ma non dimentichiamoci di portare coperte, vestiti e materiale culturale così che il comune lo dia alle persone senza dimora. Majorino non è pago di fare il boyscout (i quali rispetto, soprattutto i laici) e di mostrare una terribile superficialità, con immancata ipocrisia: come sul caso del ragazzino ucciso in bici, tutti a dire, dal sindaco agli assessori competenti (per giurisdizione, non per capacità): ma non è colpa nostra! Invece è colpa vostra, ora che amministrate la città, se l'aria è pesante come piombo, se la vita non vale un fico secco, se i dané restano l'obiettivo a scapito del benessere collettivo. Né valgano le scuse che cambiare è complesso, lungo e così via, ormai la melodia che suona Pisapia è evidente (Requiem).E basta strepitare che “Per la prima volta il Comune di Milano coinvolge direttamente le associazioni che lavorano sul territorio...". Questa è una palla, grossa quanto gli emolumenti che date ai vostri amichetti, già quest'estate Majorino millantava di aver cambiato le cose coi rifugiati politici ma era solo burocrazia - il Comune invece della Prefettura a rilasciare le carte - visto che i soggetti in rete erano gli stessi della giunta Moratti, cioé il solito Ortles e via Barzaghi. Pure nel piano freddo non ci son grandi novità, gli enti sono i medesimi degli altri anni (Caritas, Angelicum, etc.).
So di ripetermi, e mica per la prima volta, ma chiedo una cosa sola: riaprire e attrezzare al minimo, per tutte le notti invernali, il sottopassaggio della stazione Centrale, quello esteso sotto Duca D'Aosta, come ai tempi di Pillitteri, così che tutti quelli che ne hanno bisogno sappiano che almeno lì non moriranno di freddo. Majorino smetta i panni del volenteroso animatore da oratorio e sia serio, c'è bisogno di risposte d'emergenza concrete, non di pennarelli o di Bibbie.
Non aspetto che qualcuno finisca di respirare assiderato per strada - e poi di sentire le solite parole di finto rammarico dell'assessore del meteo, visto che a gentucola come lui fa commuovere solo la (propria) carriera, il cadreghino.
Io dunque non aspetto il morto, io le chiedo subito le sue dimissioni, se Majorino e il suo staff (circense) non sono in grado di assicurare un'accoglienza massiccia e certa. Se no, poi capita come in questi giorni, che la prima notizia di un arrivo di profughi scopre tutta l'inefficacia del piano anti-freddo e dei proclami senza fondi né sincerità del Wanna Marchi & Co. di Largo Treves...

Postilla. Le feste volgono al termine, ma a qualcuno il piano freddo 2011 non è servito: a Natale una donna ecuatoriana è morta. Si era rifugiata con un connazionale in un edificio disabitato; per scaldarsi, un braciere, che ha consumato tutto l'ossigeno. Il comunicato di Majorino sul sito del Comune ha un che di cinicamente propagandistico. Senza vergogna.

Eredi della Resistenza

CIAO SANDRA!
Oggi è scomparsa la partigiana Onorina Brambilla, nome di battaglia Sandra, moglie di Giovanni Pesce. 
Ma che ne è e chi raccoglie veramente l'eredità di chi lottando a costo della vita, ha permesso che il nostro paese si liberasse dal nazifascismo, facendo germogliare l'Italia repubblicana con un parlamento democraticamente eletto?
Le partigiane e i partigiani erano eterogenei: cattolici, liberali, socialisti, azionisti, comunisti, anarchici, monarchici... Chi, portando avanti queste idee nell'odierno, mantiene il ricordo che porta alla passione della lotta come la intrapresero le protagoniste, gli autori della Resistenza?
A qualcuno non farà piacere, ma sia Stellina Vecchio, "Lalla", scomparsa poco tempo fa, che Norina Pesce, erano militanti di Rifondazione Comunista. Non del Pd, non di Sel, non di Idv o del terzo polo. Queste donne rivedevano in chi governa l'ombra del male che combatterono. Un cancro non fronteggiato, ma reso consociativo, alla Berlinguer, da chi invece avrebbe dovuto contrastare il potere mafioso che sembrerebbe alle ultime battute. Sembrerebbe.
Questo blog mi permette un lusso: esprimere ciò che penso, come riconosciuto dalla nostra Costituzione, nata dal sangue dei nostri morti. Per questo non mi sento irrispettoso. Non, almeno, come chi sul piazzale della Camera del Lavoro rideva o chiacchierava mentre veniva celebrato il funerale di Stellina. Impiegati della Cgil uscivano dagli uffici per fumare e incuranti della commozione generale parlavano di banalità, senza pudore, senza vergogna per non aver nemmeno chiesto un permesso sindacale(!) per partecipare a quelle esequie così forti. E pochi, pochissimi erano i giovani presenti. Eppure sono loro i destinatari ideali della Resistenza. Per loro Onorina ha scritto "Il pane bianco". Le lotte dei partigiani avevano lo sguardo rivolto al futuro.
"Quando nascerà il bambino non ci sarà più il fascismo", disse Gina Bianchi a Stellina, mentre pedavalano verso la Liberazione, poco prima che Lia perisse, col suo nascituro, sotto una mitragliata di nazisti in fuga. 
Al funerale di Stellina, finita la cerimonia, una delle sue nipoti non voleva più andarsene. Guardava il feretro e tra due scie di lacrime si passava il pollice sulle labbra, con dolcezza, come a mandare gli ultimi baci a una donna coraggiosa, indimenticabile. Gli occhi fissi, brillanti, testimoniavano un amore potente per chi ha avuto tantissimo da insegnare, ne sono certo.
L'eredità della Resistenza consiste nel non fuggire ma andare contro chi calpesta l'amore per il proprio paese, è l'odio verso il fascismo, con ogni mezzo necessario, è la libertà e di ribellarsi a chi semina morte. E' il coraggio contro la vigliaccheria, ieri degli ufficiali del Regio Esercito, oggi del malaffare, dei politici prostituiti alle mafie, tanto da formare vere cosche di partito. Di recente il giudice Ingroia è stato messo in croce per essersi definito "partigiano della Costituzione": era al congresso di un partito che si vuole comunista, ma la parola "partigiano" non è andata giù a chi la sente come una minaccia, chi, cioè, quell'eredità la calpesta quotidianamente.
Certo, la Resistenza non fu tutta luce, come testimoniato dai romanzi di Fenoglio (Pasolini perse il fratello in una vendetta tra formazioni avverse) né ai vertici piaceva la parola partigiano. Ma quel termine vinse, come vinsero i partigiani, pur in inferiorità numerica e di armi. Quella stessa gioia di lottare, che splende nel dolce sorriso di Norina non va tradita. Non è una mera questione celebrativa: è in gioco l'esistenza dignitosa del nostro paese.

I boia della polizia

In questa foto di Michele Ferrulli ho enfatizzato colore e contrasto, perché il sangue sia marcatissimo. L'immagine non può che confutare la tesi del decesso per "malore".
A quest'uomo è stata comminata la pena di morte, direttamente in strada, da 4 poliziotti. Come a Federico Aldrovandi. Senza processo, senza avvocato, senza attenuanti.  Il tragico è che i "morti invano" rischiano di rimanere tali, perché i loro assassini vestono ancora le divise delle polizie. Il messaggio che passa è che un agente può usare tutte le armi, dalla pistola al manganello alle mani, per trucidare chiunque, crudelmente, senza pietà. Quante volte ancora una persona, trovandosi semplicemente per strada, andrà incontro al proprio boia in divisa?
Mi stupisce però che il sindaco, che pure ha incontrato la famiglia di Ferrulli, non abbia pensato di far costituire il comune come parte civile nel processo che vede imputati i quattro poliziotti che fermarono e pestarono a morte Michele. E sì che il sindaco è un uomo di legge. D'altronde, l'incontro con Pisapia fu richiesto dai familiari (la moglie, la figlia col marito). Certo si era a Luglio (Michele è morto la sera del 30 giugno) e la giunta fresca di insediamento. Ma, visto che la guida meneghina sembra più preoccupata soprattutto dei soldi, che si tratti di incassarli nei modi più spregiudicati o di elargirli ai propri amichetti con qualche poltroncina, mi inquieta chiedermi che segnale vogliano dare costoro rispetto alle periferie, rispetto alla Milano dove vive la gran parte dei cittadini, che pure ha votato per loro.
Non è una forzatura per attaccare Pisapia: l'ho consigliato, l'ho votato, l'ho festeggiato insieme a migliaia di persone; ho creduto in lui, anche se ora ho smesso. Quando è stato ucciso Michele Ferrulli ho pensato, cercando di scacciare quest'idea (come poi avrei fatto tante altre volte), che a Milano non era cambiato nulla. E' vero, l'impunità dell'assassino di stato è un fatto nazionale, che tocca la capitale delle biciclette come la capitale della nazione e quella della mafia, con la sua bella ladrona che è la Borsa. Però la giunta sarebbe ancora in tempo per la costituzione di parte civile. E anche per fare qualcosa di serio, efficace per le nostre periferie, non le pagliacciate alla De Corato che non vogliono dire nulla, tipo l'assessore di quartiere. Non viviamo solo di asfalto. Né siamo degli incapaci da circonvenire.

"...Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare... Ma loro non cambiano...loro non vogliono cambiare..."    Rosaria Schifani

P.s. E' attiva una pagina che ricorda Michele su Facebook. Lì ci sono le foto dello striscione, esposto nella curva del Milan, che chiedeva giustizia per Michele. Combinazione, era il 15 ottobre...