Napolitano pusillus animus

Purtroppo questo non è un simpatico (?) vecchietto ma il presidente della Repubblica. Dovrei scrivere il "nostro", il "mio" presidente ma non mi riesce di farlo. Ieri costui si è presentato a Milano per la Festa della Liberazione. Che io sappia, gli unici in città che possono onorare la ricorrenza un giorno in anticipo sono i Niguardesi (e così accade colà con varie iniziative tra cui la tradizionale biciclettata) visto che in quel quartiere la Liberazione avvenne  il 24 aprile. Il motivo invero di questa toccata e fuga alla Scala è la vigliaccheria: il corteo nazionale del 25 aprile poteva rappresentare un  momento di forte contestazione per una carica, non solo simbolica, che oramai viene ricoperta nel modo più lubrico da questo residuato della destra del Pci. Egli firma ogni turpitudine gli venga presentata e se ogni tanto non lo fa è per far credere  di essere super partes. Invece è un complice. Ma deve vivere in un flou dorato e così oggi, quando i lavoratori della Scala hanno appeso uno striscione, di protesta per il recente decreto taglia-fondi allo spettacolo, sono stati caricati a freddo e uno di loro è finito all'ospedale, con la beffa dei successivi titoli che riportavano di violenti scontri tra le maestranze scaligere e le forze dell'ordine. La digos ha sequestrato uno striscione e un megafono, in puro stile ventennio. I media hanno registrato gli applausi al presidente di Bananaland  ma non i malumori della piazza, dove anche il povero Leonardo era blindato militarmente - chissà, quel suo sguardo torvo poteva magari intimorire l'ultraottagenuario ometto. Mi resta una grande amarezza, non tanto per i soliti gesti da pirla goleador di Formigoni di fronte a bordate di fischi e insulti, quanto perché ancora una volta s'è mostrato il volto totalitario e censorio di ogni dissenso da parte di una classe politica che della Resistenza non ha nemmeno l'ombra: lo stesso Napolitano vi avrebbe partecipato - dopo essere stato fascista - soltanto scrivendo articoli, ma questo lo faccio anche io qui e non mi sembra poi di combinare chissà che cosa.
Al Quirinale siede un presidente proditorio. Quando verrà il momento per il suo "Dies Irae" non verserò una lacrima, anzi...

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